Nella famosa saga di Harry Potter, il bambino che impara le arti magiche nel fantastico castello di Hogwarts, i personaggi sono suddivisi in tre gruppi di appartenenza: ci sono i purosangue (ovvero coloro che sono maghi da parte di madre e di padre); i mezzo sangue (coloro che hanno un solo genitore mago) e infine i "babbani", cioè i comuni mortali.
Non so se un cartello, adesso, che segnala in lingua teutonica l'ingresso a Buchenstein (come se il fortunato visitatore mettesse piede in un contado straniero o in un mondo diverso e parallelo), possa considerarsi davvero messaggio di benvenuto.
Mi pare di aver rilevato che i confini vengono ben segnati, oltre che dalle palesi linee incise su una cartina geografica, dal reiterarsi di comportamenti che inequivocabilmente sanciscono la volontà di appartenenza a una "razza" piuttosto che a un'altra.
Sono stati creati centri estivi solo per bambini "ladini", quasi che la ladinità fosse prerogativa esclusiva di un ceppo piuttosto che di un altro, per cui la frequentazione di tali circoli esclusivi è riservata a pochi privilegiati ladini DOC, mentre i figli degli altri sono destinati all'esclusione e/o detenzione in quella che viene definita spregiativamente "la terra di nessuno". Credo che pure Tolkien si sentirebbe sfidato...
Mi domando se il bambino ladino di origine controllata, ovvero il purosangue, abbia qualche segno particolare che immediatamente lo immette nel gotha degli eletti. Che dire dei bambini che nascono da genitori di paesi diversi? Quelli che sono ladini a metà, secondo gli standard comuni? Dove li collochiamo?
Tralascio di considerare "gli impuri", ovvero coloro nelle cui vene scorre solo sangue italiano o magari persino extracomunitario...
Ma, del resto, se pure in occasione dell'amministrazione di un Sacramento come la Comunione, ci si mette a discutere per la scelta della chiesa, perché il bambino ladino DOC non si può contaminare entrando in una chiesa "straniera", si ha l'immagine spaventosa del tasso di xenofobia e della radicata e disastrosa ostilità verso qualsiasi forma di integrazione.
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