martedì 1 novembre 2011

La voglia dei numeri primi

E' di recente scomparso un giovane motociclista e la rete, come la televisione, pullula di facinorosi. Non avevo idea di chi fosse Marco Simoncelli fino a quest'ondata  di pubbilicità inattesa. Trovo il motociclismo uno sport assurdo, al pari della formula uno, ma queste sono mie personali opininioni e, per di più, discutibili. Mi ha sorpreso, piacevolmento sorpreso, la dignità infinita della famiglia e la semplicità del ragazzo. La famiglia non ha perso un campione in lizza per un titolo mondiale: ha perso un figlio, un ragazzo di soli 24 anni.  Vorrei suggerire un po' di rispetto innanzi a quanti pubblicano foto ricordando Marco solo perché è CLAMOROSAMENTE  morto. E se fosse semplicemente vissuto? Se fosse stato uno come gli altri, uno studente universitario o un impiegato comunale qualcuno si sarebbe preso la briga di farsi fotografare con lui mentre scala una cima o si sarebbe dedicato ad affiggere manifesti? No, il dolore sarebbe rimasto privato e unico. Per cui trovo raccapricciante che qualcuno speculi sulla morte di questo giovane per avere pubblicità gratuita... della serie: "Oh, ma io l'ho conosciuto!". Che schifo. Non si ha nemmeno più rispetto della morte. Mi riferisco a qualcuno in particolare, in questa sede, dato che bazzico il suo blog.  Il cugino giornalista troverà delle attenuanti, io no. La cosa mi ripugna. E' morto un ragazzo, Cristo Santo. Un po' di rispetto.  Evitiamo di guadagnarci questa volta. Me la sono già bevuta la storia del compianto defunto caduto in montagna. E c'ero quasi cascata. Quanto sono belle le parole quando servono ai propri scopi personali. Che qualcuno adesso mi convinca del contrario.

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