domenica 29 maggio 2011
4 giugno
Mi si dice che il prossimo 4 giugno ci sarà un banchetto a Crepe nel tabià di Silver. Siamo confinanti, lo so... del resto ci deve essere un motivo!!!!!!!!!!! La neve ha rinfrescato le cime, come ultimo, intempestivo saluto dell'inverno. La montagna, del resto è imprevedibile, come il carattere dei suoi abitanti. Torniamo al party. Il signor Angelo Frena cucinerà il capriolo (non merce di contrabbando, ma primizie di caccia offerte dal signor Luca Colleselli.) Conoscendo le capacità culinarie del suddetto Angelo, sarà un assoluto successo, un apoteosi delle papille gustative. Lo stesso signor Colleselli provvederà a cuocere la polenta. Parimenti, mi si riferisce, che "Visio" aka Paolo Agostini, sempre che si riprenda dalla brutta caduta avuta con la moto (e questa volta io non c'entro... non ero in loco.... - vedi Patrick De Michiel -) preparerà i canederli. Auguro a Paolo pronta guarigione, anche perché il 18 giungno deve essere in Toscana con la Katia (WE spostato per necessità maggiori.) Che dire? Ragazzi vi invidio e vorrei essere con voi, anche se potrei sindacare sulla marinatura non perfetta del capriolo di Angelo... (scherzo...). P.s. Ma i chiodi di garofano li metti????
venerdì 27 maggio 2011
He
L'uomo che io cerco deve essere migliore di me, non perfetto, ma migliore. Deve controbilanciare la mia parte ideale con la razionalità o una prassi tale da annientare i miei sogni.
Deve essere il sentiero che conduce alla vetta di una montagna e sulla cima, lasciarmi interdetta innanzi alla vista maestosa del creato. Deve essere capace di dare e ricevere in misura eguale. Deve essere, sopratutto, immune ai vani corteggiamenti del mondo, alle subdole tentazioni di un ego smisurato e a un carattere umorale e spietato. Lui deve essere il principio e la fine, il tutto e il nulla, la malattia e la sua cura.
Per questo sono senza speranza.
Deve essere il sentiero che conduce alla vetta di una montagna e sulla cima, lasciarmi interdetta innanzi alla vista maestosa del creato. Deve essere capace di dare e ricevere in misura eguale. Deve essere, sopratutto, immune ai vani corteggiamenti del mondo, alle subdole tentazioni di un ego smisurato e a un carattere umorale e spietato. Lui deve essere il principio e la fine, il tutto e il nulla, la malattia e la sua cura.
Per questo sono senza speranza.
giovedì 26 maggio 2011
Good opinion
Esattamente come Darcy, splendido eroe di Pride and Prejudice dipinto da Jane Austen, mi sento di ripetere: "My good opinion, once lost, is lost forever."
Non sono il tipo che conosce le sfumature di grigio, ma vede il mondo spaccato in due colori: il bianco o il nero. Per questa mia propensione così drastica, che non si stempera nelle morbide nuances intermedie, la volta che mi sono fatta l'idea di una persona, quella idea resta per sempre. Non ci sono cose che possano essere dette o fatte per costringermi a cambiare opinione. Non concedo a nessuno una seconda possibilità. Il vantaggio è che così si capisce in fretta quali sono le persone superfluee.
Non sono il tipo che conosce le sfumature di grigio, ma vede il mondo spaccato in due colori: il bianco o il nero. Per questa mia propensione così drastica, che non si stempera nelle morbide nuances intermedie, la volta che mi sono fatta l'idea di una persona, quella idea resta per sempre. Non ci sono cose che possano essere dette o fatte per costringermi a cambiare opinione. Non concedo a nessuno una seconda possibilità. Il vantaggio è che così si capisce in fretta quali sono le persone superfluee.
mercoledì 25 maggio 2011
Gatti
E' un caldo pomeriggio di fine primavera e osservo i miei gatti addormentati che pigramente allungano le loro zampe e ogni tanto scuotono la testa, immersi in dolci sogni felini. Oceano è disteso sul mobile che serve per stirare e lo ricopre per l'intera lunghezza. La bella corporatura rivestita di lucido pelo nero si distende con grazia e armonia sull'asse dei panni. Mi chiedo come sia possibile che io riesca a capire il linguaggio di questi animali, a comunicare con loro senza problemi e, invece, ad avere sovente problemi con gli umani. Oceano spalanca i suoi grandi occhi ambrati ed emette uno "Wakawaa" prolungato quando vuole richiamare la mia attenzione sulla ciotola del cibo. Invece pare che il mio dialogo con te, mio caro conquistatore di vette, sia drammaticamente interrotto. Sì, ho la presunzione di parlarti così, perchè so che bazzichi da queste parti, malgrado l'atteggiamento ruvido e, a dir poco, incivile. Ribadisco che la differenza fra noi è forte. Il pregiudizio nei miei riguardi altrettanto violento. A mia discolpa posso dire, sempre che vi sia la necessità di discolparsi di qualcosa, che nessuno canterà mai la montagna meglio di me. Il punto è solo questo. Io ho una visione ideale, meravigliosa e incontaminata. Naturalmente mi riferisco agli ambienti, non alle persone. Tu continua a scalare. Io porterò la montagna altrove, nell'unico luogo in cui anche altri possano conoscerla e condividerla: la letteratura.
lunedì 23 maggio 2011
Lavoro
Le premonizioni sono sinistre. Se ti annunciano che non devi fare una cosa, non la farai mai. E appunto stavo aspettando una risposta che poi è arrivata letale. Niente, nessun cambiamento, nessun nuovo lavoro pagato meglio. Una di quelle cose piccole, in cui ci speri davvero, ma non tanto per organizzare la vacanza del secolo in Polinesia, ma solo per cambiare la carta da parati in salotto, la quale, dopo quarant'anni, fa davvero schifo. E la notizia ti piove in testa il giorno dopo in cui ti hanno fatta sentire uno schifo, inopportuna e maldestra, invasiva e prevaricatrice. Insomma, sembra proprio che io sia un fallimento totale sul fronte umano e professionale. Vi state chiedendo se me la prendo? Be', ho avuto cinque sani minuti di arrabbiatura cosmica, in cui avrei voluto frantumare un prezioso servito di porcellana Villeroy-Bosch con annessi bicchieri di cristallo, ma poi mi sono detta: "La cosa bella è che almeno mi farò un mese di vacanze a Colle."
Insomma il modo per riprendermi lo trovo. Sopratutto se penso al Pelmo, che, in questa stagione si erge fiero nello sfondo cristallino del cielo, baciato dai colori rosati del tramonto. Se, immagino, per un attimo, la fantasia dei larici impegnati a ricoprire le fronde di gemme chiassose e rubine, con quella voglia di esistere e di rinnovarsi, mi commuovo. Non so se mi accoglierete mai come una di voi. Ma io partecipo di questo stesso spirito, meraviglioso, unico e granitico che ci fa percepire il mutamento delle stagioni e l'essere una cosa sola con la montagna.
Insomma il modo per riprendermi lo trovo. Sopratutto se penso al Pelmo, che, in questa stagione si erge fiero nello sfondo cristallino del cielo, baciato dai colori rosati del tramonto. Se, immagino, per un attimo, la fantasia dei larici impegnati a ricoprire le fronde di gemme chiassose e rubine, con quella voglia di esistere e di rinnovarsi, mi commuovo. Non so se mi accoglierete mai come una di voi. Ma io partecipo di questo stesso spirito, meraviglioso, unico e granitico che ci fa percepire il mutamento delle stagioni e l'essere una cosa sola con la montagna.
domenica 22 maggio 2011
Pavone
Il Pavone comune o Pavone blu (Pavo cristatus, Linnaeus 1758) è un uccello appartenente alla famiglia dei Fasianidi. In natura, il Pavone ha un comportamento simile al Gallo cedrone, con accoppiamenti poligami in cui ogni maschio ha un harem di 4-5 femmine. Le femmine, in primavera, depongono dalle 4 alle 9 uova; la cova ha una durata media di 4 settimane e i pulcini nascono già abili e in grado di seguire la madre in cerca di cibo. La capacità di volare di quest'uccello è limitata per lo più a brevi decolli come metodo di fuga ma, nonostante questo, è in grado di raggiungere facilmente il tetto di una casa di tre piani. Per il resto del tempo il Pavone è un uccello camminatore, pari al Fagiano. (da Wikipedia).
Che dire di più? Non ci resta che piangere....
In virus veritas
Quello che mi è successo stamattina prima di andare a messa va decisamente condiviso. Sento il cell che emette il solito richiamo stridulo della ricezione messaggi... "OK - mi dico - è la Marghy che vuole sapere cosa faccio oggi e saluta i gatti". Per la precisazione la Marghy è una mia amica fiorentina che è solita intasarmi il cell la domenica mattina. Diversamente scopro, dopo un paio di scuse dettate dal buon costume, di essere stata cestinata, eliminata, mandata a quel paese, oscurata per sempre e chi più ne ha più ne metta. Chiaramente non dalla Marghy.
Ora la persona autrice del messaggio è inviperita con me in virtù di uno spiacevole accadimento dell'altra sera di cui io non sono responsabile.
Mi arriva una sua mail, senza oggetto e contenente un link, peraltro indirizzata a una serie di altri nominativi della sua mailing list. La cosa mi sembra un po' strana, ma penso sia un collegamento a delle foto. Apro il link e mi arriva una scarica di win32 e trojan con tanto di faccina felice sulla finestra di google che mi comunica esultante: "Sei stata terminata".
Mi premuro di fargli presente quello che sta accadendo. Certo uso un sms e io, cielo, non ho un iphone, non sono brava a scrivere queste scemenze di messaggini, volevo solo dirgli: "Guarda che a tuo nome gira un virus, stai diffondendo un virus".
Bene. Risultato? Io sono quella che crea problemi e deve scomparire.
Sicuramente ci sarà dell'altro, però mi interrogo su una cosa, e la domanda mi frulla nella testa vorticosa come gli altri neuroni: vale davvero la pena prendersela tanto con me, sprecare tante energie, agitarsi così tanto?
Insomma la rabbia è un sentimento, come del resto altri che ho scatenato.
Chi non ha sentimenti, manifesta una cosa sola: sana indifferenza.
Per cui la mia preoccupazione non è quella di essere eliminata per colpa di una sciocchezza come un assalto virale a un pc vero o presunto, o per il fatto di aver scomodato il tecnico del computer alle 23.30 di venerdì sera mentre magari era sul punto di andare a rimorchiare la donna della sua vita; la mia vera, profonda e sincera afflizione consiste nell'averci preso alla grande, nell'essere andata oltre lo scudo di roccia, fino in fondo, là dove si cominciano a toccare i sentimenti veri. Io sono cancellata per questo.
Perché ho visto il re nudo seduto sul trono all'interno del suo castello di roccia e mi sono avvicinata troppo.
Ora la persona autrice del messaggio è inviperita con me in virtù di uno spiacevole accadimento dell'altra sera di cui io non sono responsabile.
Mi arriva una sua mail, senza oggetto e contenente un link, peraltro indirizzata a una serie di altri nominativi della sua mailing list. La cosa mi sembra un po' strana, ma penso sia un collegamento a delle foto. Apro il link e mi arriva una scarica di win32 e trojan con tanto di faccina felice sulla finestra di google che mi comunica esultante: "Sei stata terminata".
Mi premuro di fargli presente quello che sta accadendo. Certo uso un sms e io, cielo, non ho un iphone, non sono brava a scrivere queste scemenze di messaggini, volevo solo dirgli: "Guarda che a tuo nome gira un virus, stai diffondendo un virus".
Bene. Risultato? Io sono quella che crea problemi e deve scomparire.
Sicuramente ci sarà dell'altro, però mi interrogo su una cosa, e la domanda mi frulla nella testa vorticosa come gli altri neuroni: vale davvero la pena prendersela tanto con me, sprecare tante energie, agitarsi così tanto?
Insomma la rabbia è un sentimento, come del resto altri che ho scatenato.
Chi non ha sentimenti, manifesta una cosa sola: sana indifferenza.
Per cui la mia preoccupazione non è quella di essere eliminata per colpa di una sciocchezza come un assalto virale a un pc vero o presunto, o per il fatto di aver scomodato il tecnico del computer alle 23.30 di venerdì sera mentre magari era sul punto di andare a rimorchiare la donna della sua vita; la mia vera, profonda e sincera afflizione consiste nell'averci preso alla grande, nell'essere andata oltre lo scudo di roccia, fino in fondo, là dove si cominciano a toccare i sentimenti veri. Io sono cancellata per questo.
Perché ho visto il re nudo seduto sul trono all'interno del suo castello di roccia e mi sono avvicinata troppo.
venerdì 20 maggio 2011
Nessuna risposta
Sono qui in fervida attesa di una risposta che non arriva e dalla quale dipendono molti progetti futuri, incluse le mie vacanze collesi. Parlavo ieri con Maria (ve la ricordate Maria? La smilza ragazzina inglese dal caschetto biondo?) la quale volentieri si affaccerebbe di nuovo sui monti la prossima estate. Incredibile come il paese sia fonte inesauribile di attrattiva per le mie amiche. Le bellezze locali (le cime frastagliate, i boschi, i cugini...) nonché il famigerato chiosco contribuiscono non poco alla riuscita dell'intrattenimento. Ed io sono qua che guardo il telefono e lo interrogo alla stregua della sibilla cumana, come se potessi influire su squilli che non si decide a emettere. Una persona a me molto cara mi ha fatto notare come io sia molto propensa al gossip su questo blog. Be' l'uomo non vive di solo pane. Neppure la donna. Sì, credo che continuerò per questa via, lasciando ad altri, migliori di me, il nobile compito di lodare le montagne in maniera esemplare e scientifica.
mercoledì 18 maggio 2011
Nuovo
E' nata come un'idea improvvisa, una sorta di folgorazione, come arrivare sulla cima dell'Everest e chiedersi se si poteva fare di più, come interrogarsi se ci fosse una montagna più alta da scalare. Be' io quella montagna l'ho scalata. Magari con i ramponi che servono alle mie doti immaginarie, ma sì, sono sulla cima. E vi dico che ho concepito una nuova storia, fatta di oscurità e misteri, che si erge silente dalle brume che aleggiano alle pendici dei monti. L'ho concepita e l'ho vista nella sua maturità essenziale modellarsi nelle forme volute dai miei pensieri. Le solitarie donne di Lagan, questo sarà il titolo. Tre sorelle, tre presunte streghe. Marfisa, Endimione, Euridice. Location: Dolomiti: Anno Domini 1500.
martedì 17 maggio 2011
Silver
E' una vera disgrazia constatare che il bar di Silver rimarrà chiuso fino al 20 giugno. Mi rendo conto che Silvestro e Nadia meritano almeno un mese di ferie all'anno, ma per i locali la temporanea chiusura del locale costituirà il venir meno di un fondamentale luogo di ritrovo.
Peraltro il clima sembra essere inclemente. Ci mancava pure la neve a metà maggio!
Vi annuncio, in anteprima assoluta, che riceverò la graditissima visita della Katia e Paolo per il ponte de 2 giugno. Vedete cosa intendo per costruzioni di ponti?
Dalle Dolomiti alla Toscana.
Peraltro il clima sembra essere inclemente. Ci mancava pure la neve a metà maggio!
Vi annuncio, in anteprima assoluta, che riceverò la graditissima visita della Katia e Paolo per il ponte de 2 giugno. Vedete cosa intendo per costruzioni di ponti?
Dalle Dolomiti alla Toscana.
domenica 15 maggio 2011
Sara e GIovanni: scene dai battesimi
Battezzata e registrata all'anagrafe con il nome di: Sara Felicita Giulia Maria Pallabazzer
Data di nascita: 6 giugno 1971.
Battezzato e registrato all'anagrafe con il nome di: Giovanni Torquato Luca Pallabazzer.
Questa in primo piano sono io... un po' sconvolta dalle riprese del fotografo!
Il matrimonio dei mie genitori. 8 luglio 1967, due mondi, due culture.
In questa foto, oltre ai miei genitori e un amico di famiglia, mio nonno Giovanni e mio zio Fabrizio.
venerdì 13 maggio 2011
Assolo
Esiste una sottile soglia di demarcazione tra l'inquietudine, la rabbia e la noia. L'inquietudine si insinua quando si fa di tutto per cambiare la propria vita e si accolgono promesse di terzi; la rabbia subentra quando le promesse non sono mantenute; infine, la noia, si presenta vittoriosa nel momento in cui, decadute le promesse, l'esistenza riprende il suo corso normale e monotono.
Vorrei, anch'io, scalare la vetta dell'Antelao munita di scarponi chiodati e, pacificamente, constatare che la primavera ha preso il sopravvento sulla neve. La mia prospettiva è di gran lunga più limitata. Io vivo fra blocchi di cemento e l'unico respiro è agognare quella cima, dalla quale, il paesaggio, al di sotto, si stende immutato e perenne. Almeno per una vita umana. O forse più. Voglio, stasera, celebrare un fallimento. Speravo, davvero, di aver intrapreso un nuovo capitolo. Un nuovo lavoro, retribuzione migliore... ma poi tutto sfugge, inaspettatamente, perché le regole le dettano altri e non sono regole annunciate. Ognuno fa il suo gioco. Questo, ormai, l'ho capito. C'è di buono che scriverò, come non ho mai scritto prima. Il dolore aiuta le lettere. Mi domando se, dagli estremi confini della vetta innevata dell'Antelao, si possa vedere ciò che vedo io. L'ostinazione e la rinuncia. "Ci sono milioni di soli lasciati in disparte" (There are millions of suns left) diceva W. Withman nella prefazione di Foglie d'Erba ("Leaves of grass",1855).
Come sole appartato e remoto mi costruirò il mio sistema, una galassia di stelle e pianeti. Ebbene sì. Voglio essere una Supernova.
Vorrei, anch'io, scalare la vetta dell'Antelao munita di scarponi chiodati e, pacificamente, constatare che la primavera ha preso il sopravvento sulla neve. La mia prospettiva è di gran lunga più limitata. Io vivo fra blocchi di cemento e l'unico respiro è agognare quella cima, dalla quale, il paesaggio, al di sotto, si stende immutato e perenne. Almeno per una vita umana. O forse più. Voglio, stasera, celebrare un fallimento. Speravo, davvero, di aver intrapreso un nuovo capitolo. Un nuovo lavoro, retribuzione migliore... ma poi tutto sfugge, inaspettatamente, perché le regole le dettano altri e non sono regole annunciate. Ognuno fa il suo gioco. Questo, ormai, l'ho capito. C'è di buono che scriverò, come non ho mai scritto prima. Il dolore aiuta le lettere. Mi domando se, dagli estremi confini della vetta innevata dell'Antelao, si possa vedere ciò che vedo io. L'ostinazione e la rinuncia. "Ci sono milioni di soli lasciati in disparte" (There are millions of suns left) diceva W. Withman nella prefazione di Foglie d'Erba ("Leaves of grass",1855).
Come sole appartato e remoto mi costruirò il mio sistema, una galassia di stelle e pianeti. Ebbene sì. Voglio essere una Supernova.
martedì 10 maggio 2011
Davide
Ok, ho il cugino che ha rischiato il collasso con la macchina contro una parete di roccia mentre tornava a Posalz... mannaggia, me ne fai prendere di spaventi. Potrei dire che buon sangue non mente, dopo la mia minimalista riduzione del parafango della macchina della mamma di Desmon.... (perché l'italiano è così complicato? In inglese sarebbe stato semplicemnte Desmon's mother car fender!) Per non dimenticare il fatto che ho investito Patrick e che ancora non se lo dimentica. Insomma, caro Davide, invece di influire in maniera devastante contro l'assetto dei monti, perché non ci vieni a trovare? Magari, però, prendi il treno!
lunedì 9 maggio 2011
La signora dei gatti
Dopo la pubblicazione del mio libro, da molti giudicato scandaloso e indecente, offensivo di costumi, usi e tradizioni che, a quanto pare, mio padre aveva fatto di tutto per difendere, vi racconto un altro po' di me, se già non l'ho fatto diffusamente.
Io sono nata e cresciuta portandomi dentro l'amore per la montagna, così come mi è stato trasmesso dal mio genitore collese. Più volte gli ho chiesto perché non avesse mai voluto insegnarmi il ladino. Mi ha sempre risposto che, dal suo punto di vista, non era necessario. Vi garantisco che ho subito la decisione paterna come una grave mutilazione. Speravo vi fosse giunto forte e chiaro il messaggio che il mio amore per i monti è e resta immutato. Putroppo, come di recente ho confessato a mio cugino Vittorio, le montagne sono abitate. Io mi sono dovuta inserire a fatica sopportando a malincuore comportamenti che, in condizioni simili, sarebbero biasimati da chiunque. A stento ho avuto dei parenti nella mia infanzia. I miei nonni, in totale, li ho visti 11 mesi nell'arco di un'intera esistenza. Ho avuto zii che volientieri mi impedivano di vedere i miei cugini. Ho avuto amici che tranquillamente si beffavano di me alla prima occasione. Credo di essere stata fin troppo brava. A non rispondere, a far finta di nulla, ad accettare la gentile concessione di sosta nel paese perché mio padre era il luminare della lingua ladina. Gli amici che ho, me li sono conquistati con le unghie e con i denti. Mi fido di loro, ciecamente. Non mi importa di aver deluso i benpensanti che giudicano orrendo il mio comportamento. Io frequento che mi garantisce la solidarietà e il rispetto. Così come ho trovato un mondo con i miei quattro gatti, di cui riesco a intuire il linguaggio molto più serenamente di quello umano, auspico che qualcuno si faccia l'esame di coscienza e si chieda, in tutta sincerità, quali ponti siano stati costruiti affinché vi potessi passare.
Io sono nata e cresciuta portandomi dentro l'amore per la montagna, così come mi è stato trasmesso dal mio genitore collese. Più volte gli ho chiesto perché non avesse mai voluto insegnarmi il ladino. Mi ha sempre risposto che, dal suo punto di vista, non era necessario. Vi garantisco che ho subito la decisione paterna come una grave mutilazione. Speravo vi fosse giunto forte e chiaro il messaggio che il mio amore per i monti è e resta immutato. Putroppo, come di recente ho confessato a mio cugino Vittorio, le montagne sono abitate. Io mi sono dovuta inserire a fatica sopportando a malincuore comportamenti che, in condizioni simili, sarebbero biasimati da chiunque. A stento ho avuto dei parenti nella mia infanzia. I miei nonni, in totale, li ho visti 11 mesi nell'arco di un'intera esistenza. Ho avuto zii che volientieri mi impedivano di vedere i miei cugini. Ho avuto amici che tranquillamente si beffavano di me alla prima occasione. Credo di essere stata fin troppo brava. A non rispondere, a far finta di nulla, ad accettare la gentile concessione di sosta nel paese perché mio padre era il luminare della lingua ladina. Gli amici che ho, me li sono conquistati con le unghie e con i denti. Mi fido di loro, ciecamente. Non mi importa di aver deluso i benpensanti che giudicano orrendo il mio comportamento. Io frequento che mi garantisce la solidarietà e il rispetto. Così come ho trovato un mondo con i miei quattro gatti, di cui riesco a intuire il linguaggio molto più serenamente di quello umano, auspico che qualcuno si faccia l'esame di coscienza e si chieda, in tutta sincerità, quali ponti siano stati costruiti affinché vi potessi passare.
“ Sinite parvulos venire ad me. Ne prohibueritis eos; talium est enim regnum Dei.
<<Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso>>. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva"(Mc 10,13-16; Cfr, Mt 19,13-15 e Lc 18,15-17).
Mi par d'uopo la citazione biblica dopo quello che è accaduto ieri, domenica 8 maggio, nell'ambito della celebrazione delle Prime Comunioni nella nostra simpatica chiesetta del Pais.
Partiamo innanzitutto dall'etimologia del termine chiesa: greco antico, ekklesia ("assemblea"), latino: ecclesia ("riunione di fedeli").
Il concetto primario, dunque, fin dall'antichità più remota, prima ancora che il termine fosse investito del significato specifico odierno ("luogo di culto"), presupponeva, l'accoglienza, l'incontro, non necessariamente fra pari. Non era, per altro, previsto limite alcuno di età. Certo magari se si pensa all'areopago greco forse dovevano essere solo uomini, considerata la natura antropocentrica in senso maschile di quella società. Ma nel mondo cristiano, dopo la rivoluzione operata dal Figlio di Dio (avete presente? Quello che è salito in croce per la remissione dei peccati?) presumo fosse irrilevante l'età dei partecipanti a simili incontri. Sono convinta venissero accettati tutti dagli 0 ai 99 anni.
Per cui, mi sorge spontanea la domanda, in virtù di quale potere conferito dall'alto il Parroco si lamenta e pretende l'uscita di chiesa di un infante perché il piccino fa qualche strillo?
E' talmente abituato a sentire il coro che gracchia da non potersi certo risentire del modo ingenuo e involontario con cui un poppante dice la sua in merito alla celebrazione.
Ho trovato la cosa disdicevole e, oltremodo, offensiva per quelle famiglie che si sono trovate costrette a uscire di chiesa con passeggino a seguito.
Complimenti. Un'altra perla, o pitola, del pais.
Mi par d'uopo la citazione biblica dopo quello che è accaduto ieri, domenica 8 maggio, nell'ambito della celebrazione delle Prime Comunioni nella nostra simpatica chiesetta del Pais.
Partiamo innanzitutto dall'etimologia del termine chiesa: greco antico, ekklesia ("assemblea"), latino: ecclesia ("riunione di fedeli").
Il concetto primario, dunque, fin dall'antichità più remota, prima ancora che il termine fosse investito del significato specifico odierno ("luogo di culto"), presupponeva, l'accoglienza, l'incontro, non necessariamente fra pari. Non era, per altro, previsto limite alcuno di età. Certo magari se si pensa all'areopago greco forse dovevano essere solo uomini, considerata la natura antropocentrica in senso maschile di quella società. Ma nel mondo cristiano, dopo la rivoluzione operata dal Figlio di Dio (avete presente? Quello che è salito in croce per la remissione dei peccati?) presumo fosse irrilevante l'età dei partecipanti a simili incontri. Sono convinta venissero accettati tutti dagli 0 ai 99 anni.
Per cui, mi sorge spontanea la domanda, in virtù di quale potere conferito dall'alto il Parroco si lamenta e pretende l'uscita di chiesa di un infante perché il piccino fa qualche strillo?
E' talmente abituato a sentire il coro che gracchia da non potersi certo risentire del modo ingenuo e involontario con cui un poppante dice la sua in merito alla celebrazione.
Ho trovato la cosa disdicevole e, oltremodo, offensiva per quelle famiglie che si sono trovate costrette a uscire di chiesa con passeggino a seguito.
Complimenti. Un'altra perla, o pitola, del pais.
domenica 8 maggio 2011
Col di lana
E' il caso che chiarisca in questa sede perché non amo il Col di Lana. E' una montagna che mi resta sullo stomaco, che non sopporto e rifuggo come la peste, ovvero, in tempi moderni, si potrebbe dire, come uno dei peggiori mali possibili. Questo non è certo dovuto al fatto che la scorsa estate abbia rischiato di perdermicisi durante il tragitto perché avvolta dalla nebbia. Sinceramente speravo nel soccorso alpino di chi sapete e, davvero, non mi avrebbe per niente fatto schifo essere rianimata con respirazione bocca a bocca sempre da chi sapete. Trascurando il fatto che pur vagando fra le brume senza meta, sono capace di ritrovare la strada da sola (e questo la dice lunga sul soccorso alpino de quo... scherzo naturalmente) si mantiene inalterato il mio odio viscerale per quella montagna. Premetto che il dislivello è assurdo e non te la godi nemmeno la salita. A parte le mie considerazioni sulla natura dei luoghi, che professionisti più seri e abituati alla morfologia delle montagne potrebbero facilmente contestare, devo aprire il mio armadio e spoverare gli scheletri ivi nascosti. Ero un'adolescente piena di energie e vitalità. Adesso si potrebbe dire che fumo e bevo troppo. Allora ero in ottima forma. I miei vicini di casa, sempre gli stessi, i limitrofi, quelli che occupano l'altra porzione della casa di Pont, mi chiesero un giorno di fare una gita sul famigerato colle. Non immaginavo dovesse essere una corsa a ostacoli, a chi è più bravo, a chi arriva per primo per umilare chi arriva per ultimo. Ma fu così. Ho un ricordo doloroso e pessimo di quella giornata. Quando sei bambino ingigantisci la portata degli eventi e dei sentimenti e, con estrema difficoltà, li cancelli. Io non ho cancellato l'umiliazione di quel giorno. Di sentirmi inadatta e inadeguata per la montagna. Così mi ripromisi che mai più sarei arrivata sulla cima. La promessa l'ho mantenuta. Qualora vi dovessi ritornare, dovrò farlo con chi sia in grado di dimostrarmi che ne vale la pena, che la montagna è un'esperienza da condividere, non un'esclusiva e un privilegio di pochi eletti.
Su di me
Questa sono io sulla Marmolada, nel luglio del 1970. Deve essere stato allora che ho siglato il mio inveterato amore per i ghiacci eterni.
Foto scattata il 17 maggio del 1970 a Fossal, sulla rampa di scale della casa che ora appartiene allo zio Fabrizio e a mia cugina Antonella.
La festa dell'Assunta. Questa è la prova documentale che sono sempre più alta delle altre quando si tratta di trasportare la statua della Vergine!
Il tempo che fu
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Fotograf. Dis. S. Pio. X.
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Telefon 1060/VIII
Die Platte bleibt für Nächbestellungen aufbewahrt.
Mio cugino Vittorio Pallabazzer, il quale, senza dubbio, assomiglia in modo impressionante a mio nonno.
Cartolina scritta da mio nonno a mia madre, quando i miei genitori erano fidanzati.
Sulla storia della nostra famiglia, almeno sulle origini etimologiche del cognome, non credo che mio padre abbia mai detto molto al pubblico. Non era né necessario né pertinente.
La famiglia Pallabazzer proviene da un maso di Ortisei, Palvaz, a cui deve anche l'origine del suo cognome. Mio padre si è lungamente espresso nei suoi studi toponomastici sull'etimologia di cognomi come "Palla" e "Pallua". Noi non siamo da meno. Palvaz era un posticino niente male, pieno di paludi e acquitrini. Da lì gli antenati presero le mosse nel 1700, ereditando il suffisso germanico "- er", in quanto derivanti dal maso di Palvaz, che li designava come tali, oggi si direbbe i "Palvaziani". Furono, quindi, detti inizialmente Palavatscher. Con il trasferimento nel Veneto, nei luoghi che vi sono noti, il cognome si è progressivamente italianizzato, passando attraverso Palabatscher, fino all'odierno Pallabazzer. Vedete che anche come filologa sono brava? Ma cosa pensavate che studiassi all'università oltre il norvegese?
sabato 7 maggio 2011
Oil station
Mi sono accorta, tra i tanti cambiamenti che si possono riscontrare in un paese in cui di solito non succede mai nulla, che la stazione di benzina sulla via che porta a Selva funziona solo come self-service. Che fine ha fatto il "petroliere"? E' possibile che Diego Manfroi, l'unica cosa buona di quel tratto di strada, sia stato messo a riposo perché non gli ristrutturano il sito? Mi rivolgo gentilmente all'Amministrazione competente, domando al Consiglio che cosa dovrei fare se, per caso, ho bisogno del cambio immediato dell'olio, mi serve l'antigelo per l'acqua dei tergicristallo o mi va di comprare un arbre magic. O più semplicemente non ho voglia di puzzare di nafta e mi va di essere servita. Alle solite. Mi devo fare 13 km. Mi sa che ci conviene usare la bici o andare direttamente in Arabia Saudita a prendercelo il petrolio (anche perché finché un litro di senza piombo continuerà a costare € 1,567, si spende meno per un volo A/R diretto a Dubai).
Caro Irwin, se nelle prossime Amministrative il cielo dovesse essere così begnigno da farti eleggere e nominare assessore al Turismo, come prima opera, pensa al turista senza benzinaio. Poi, in seconda ipotesi, vai a ingabbiare la cinciallegra, che dicono stia ancora pericolosamente cinguettando sull'albero del povero Silver.
Caro Irwin, se nelle prossime Amministrative il cielo dovesse essere così begnigno da farti eleggere e nominare assessore al Turismo, come prima opera, pensa al turista senza benzinaio. Poi, in seconda ipotesi, vai a ingabbiare la cinciallegra, che dicono stia ancora pericolosamente cinguettando sull'albero del povero Silver.
venerdì 6 maggio 2011
L'Eretica
Sono pessima, cattiva e terribile. Tengo banco a 9 uomini nel chiosco di Silver che si fanno scudo l'un l'altro sconfessando la mia teoria sulle affinità elettive. Sono quella che attraversa la navata centrale della chiesa (anche perché è l'unica navata) la domenica mattina e sente che il soffitto sta per cedere e l'organo per precipitarle in testa. Non scomoderei Newton, in questo caso, interrogandolo sulla legge di gravità. Sono quella, ormai, con gli occhi puntati addosso dalla prima all'ultima fila, come se indossassi il "modello Giuditta" del film di Benigni Il piccolo diavolo. Sono la stessa che siede al bar del sopracitato Silver e tracanna bicchieri di Muller-Thurgau, mentre le signore per bene se ne stanno a casa innanzi al focolare a fare la calza o seguire Vespa su RAI Uno. Sono talmente orrenda che parlo lo stesso linguaggio dei maschi e non mi faccio fregare quando la conversazione si fa pesante e si tinge di grottesche battute sessuali. Sono quella che nessuno affronta a viso aperto, per la strada, ma di cui tutti parlano e, volentieri, sparlano. Sono la tizia che grida a squarciagola che è innamorata di un uomo e non se ne vergogna. Sono quella che fa le cene "random" alle quali non si sa mai chi ci sarà e chi non ci sarà. Sono quella che ha scritto il libro più venduto della pro-loco di Selva di Cadore. Il messaggio che vi lascio è il seguente: se avevo amici, amici veri, continuo ad averli. Quelli che ho perso, in virtù di poche pagine, meritavano di essere dove sono: nell'oblio.
Cena e varie
La cena a Pont è stata magnifica. Abbiamo avuto anche il piacere di ospitare il signor Alberto Sief, il che per me significa rompere le tradizioni e aprirmi un varco nella fiducia popolare (sempre che le intenzioni del suddetto non fossero dirette altrove). Auspico, altresì, che il signor Sief, riferisca, a chi di dovere, l'eccellenza e la qualità dei miei piatti e che, sempre chi di dovere, la prossima volta metta a disposizione uno dei suoi preziosissimi coltelli in porcellana per tagliare il roast-beef. Vorrei, in futuro, evitare commenti sulle mie cene nel bar di Silver per la salvaguardia piena della mia dignità. Spero che Irwin abbia riacchiappato la cinciallegra dall'albero antistante il chiosco oppure dovremmo fornirlo di gabbia adeguata. Tra le "varie" del gossip vi comunico che non ho bisogno di esegeti. "Le pigne del paese" sono la variante comica de "le nuove del pais" e mi guardo bene da identificare con "pigna" una persona precisa. L'idea è nata in macchina durante il tragitto verso Innsbruck con il caro cugino Colleselli, al quale è venuto in mente il sottotitolo "poveri di iodio", giusto perché gli facevo notare come la montagna abbia un deficit in tal senso... Ma perché vi devo giustificare tutto? Non sono forse l'Eretica, the one who wrote the book?
Rifiuti Collesi
C'è da chiedersi dove mettere i rifiuti quando si sta a Colle solo per tre giorni. Mi va bene la differenziata fino a un certo punto, ma vi chiedo: dove lo butto il filo interdentale? Cosa cavolo è il "non-differenziato secco?" Insomma mi sono fatta il giro del paese per trovare un cassonetto verde che non fosse sigillato. Evviva! Gli scarti delle foglie dell'insalata li dovrei dare ai caprioli, ma poi mi si dirà che i caprioli, se si avvicinano troppo alle abitazioni, rovinano gli orti. Decidetevi. Rivoglio il mio cassonetto indifferenziato a Pont.
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