domenica 8 maggio 2011

Col di lana

E' il caso che chiarisca in questa sede perché non amo il Col di Lana. E' una montagna che mi resta sullo stomaco, che non sopporto e rifuggo come la peste, ovvero, in tempi moderni, si potrebbe dire, come uno dei peggiori mali possibili. Questo non è certo dovuto al fatto che la scorsa estate abbia rischiato di perdermicisi durante il tragitto perché avvolta dalla nebbia. Sinceramente speravo nel soccorso alpino di chi sapete e, davvero, non mi avrebbe per niente fatto schifo essere rianimata con respirazione bocca a bocca sempre da chi sapete. Trascurando il fatto che pur vagando fra le brume senza meta, sono capace di ritrovare la strada da sola (e questo la dice lunga sul soccorso alpino de quo... scherzo naturalmente) si mantiene inalterato il mio odio viscerale per quella montagna. Premetto che il dislivello è assurdo e non te la godi nemmeno la salita. A parte le mie considerazioni sulla natura dei luoghi, che professionisti più seri e abituati alla morfologia delle montagne potrebbero facilmente contestare, devo aprire il mio armadio e spoverare gli scheletri ivi nascosti. Ero un'adolescente piena di energie e vitalità. Adesso si potrebbe dire che fumo e bevo troppo. Allora ero in ottima forma. I miei vicini di casa, sempre gli stessi, i limitrofi, quelli che occupano l'altra porzione della casa di Pont, mi chiesero un giorno di fare una gita sul famigerato colle. Non immaginavo dovesse essere una corsa a ostacoli, a chi è più bravo, a chi arriva per primo per umilare chi arriva per ultimo. Ma fu così. Ho un ricordo doloroso e pessimo di quella giornata. Quando sei bambino ingigantisci la portata degli eventi e dei sentimenti e, con estrema difficoltà, li cancelli. Io non ho cancellato l'umiliazione di quel giorno. Di sentirmi inadatta e inadeguata per la montagna. Così mi ripromisi che mai più sarei arrivata sulla cima. La promessa l'ho mantenuta. Qualora vi dovessi ritornare, dovrò farlo con chi sia in grado di dimostrarmi che ne vale la pena, che la montagna è un'esperienza da condividere, non un'esclusiva e un privilegio di pochi eletti.

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