venerdì 13 maggio 2011

Assolo

Esiste una sottile soglia di demarcazione tra l'inquietudine, la rabbia e la noia. L'inquietudine si insinua quando si fa di tutto per cambiare la propria vita e si accolgono promesse di terzi; la rabbia subentra quando le promesse non sono mantenute; infine, la noia, si presenta vittoriosa nel momento in cui, decadute le promesse, l'esistenza riprende il suo corso normale e monotono.
Vorrei, anch'io, scalare la vetta dell'Antelao munita di scarponi chiodati e, pacificamente, constatare che la primavera ha preso il sopravvento sulla neve. La mia prospettiva è di gran lunga più limitata. Io vivo fra blocchi di cemento e l'unico respiro è agognare quella cima, dalla quale, il paesaggio, al di sotto, si stende immutato e perenne. Almeno per una vita umana. O forse più. Voglio, stasera, celebrare un fallimento. Speravo, davvero, di aver intrapreso un nuovo capitolo. Un nuovo lavoro, retribuzione migliore... ma poi tutto sfugge, inaspettatamente, perché le regole le dettano altri e non sono regole annunciate. Ognuno fa il suo gioco. Questo, ormai, l'ho capito. C'è di buono che scriverò, come non ho mai scritto prima. Il dolore aiuta le lettere. Mi domando se, dagli estremi confini della vetta innevata dell'Antelao, si possa vedere ciò che vedo io. L'ostinazione e la rinuncia. "Ci sono milioni di soli lasciati in disparte" (There are millions of suns left) diceva W. Withman nella prefazione di Foglie d'Erba ("Leaves of grass",1855).
Come sole appartato e remoto mi costruirò il mio sistema, una galassia di stelle e pianeti. Ebbene sì. Voglio essere una Supernova.

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